“La polemica della Regione con il governo nazionale sui porti e la serie di gaffe collezionate dal presidente Crocetta sull’argomento stanno coprendo in questi giorni l’unico elemento meritevole di attenzione: il fatto la Regione si sia avvalsa della possibilità data dalla legge di scegliere una sede diversa da quella prevista dalle direttive comunitarie – tema su cui esprimiamo tutte le nostre perplessità – e lo abbia fatto in via temporanea, non scegliendo dunque, non assumendosi fino in fondo le sue responsabilità, cosa che ancora una volta siamo costretti a contestare a questo governo”.
Lo dice il segretario generale della Cgil siciliana Michele Pagliaro, secondo il quale “con queste ‘ incertezze’ la Sicilia rischia di restare indietro mentre il sistema portuale e della logistica italiana va avanti essendo stato messo nelle condizioni di usufruire dei finanziamenti europei”.
Il segretario della Cgil aggiunge: “se come dice non era d’accordo con la riorganizzazione, il presidente della Regione, coerentemente, avrebbe dovuto manifestarlo in fase di stesura della legge e non procedere con una proroga temporanea ma rendere comunque stabile il sistema. In ogni caso avrebbe dovuto coinvolgere nelle scelte le istituzioni locali e i territori”.
“Anche in questi giorni – aggiunge Pagliaro – la sensazione che si ha è invece di un governo regionale che annaspa e che cerca di avere ragioni a tutti i costi anche dopo gli scivoloni della proroga della non più esistente autorità di Trapani, della gaffe sull’autority dello Stretto e ora su quella della Sicilia orientale”.
Il segretario della Cgil afferma che “se dibattito è mancato sulla riorganizzazione dei porti è stato quello nelle sedi istituzionali siciliane, cosa che ha lasciato campo libero di azione alle lobby. Non vogliamo più assistere a sterili botta e risposta per cercare di coprire con le parole l’unica realtà: che mentre il sistema portuale italiano si attrezza per aumentare la propria competitività – conclude Pagliaro – la Sicilia rischia di restare ancora una volta drammaticamente indietro per beghe che nulla hanno a che vedere con gli interessi reali dei Siciliani”.