È stato proclamato per mercoledì 1 febbraio, lo sciopero generale del settore Telecomunicazioni e Call Center da SLC CGIL, Fistel Cisl e Uilcom Uil nazionali. A Catania le lavoratrici ed i lavoratori protesteranno con una manifestazione e un corteo che partirà da piazza Michelangelo alle ore 9.30 per concludersi davanti la sede di Confindustria, viale Vittorio Veneto 109.
La rottura del tavolo negoziale sul rinnovo del contratto nazionale del lavoro delle Telecomunicazioni, già scaduto a dicembre del 2015, pone in serie difficoltà i lavoratori del settore rispetto alle proposte di Asstel.
L’associazione di categoria punta alla diminuzione del costo del lavoro globale, con misure esagerate di flessibilità al lavoro e un metodo di rinnovo della parte economica ” a conguaglio” che impoverirebbe tutti i dipendenti del settore che a Catania sono circa 12.000, compresi lavoratori precari.
Per le segreterie provinciali di SLC CGIL, Fistel Cisl e Uilcom Uil: “Il tentativo di Asstel, ramo di Confindustria che associa le aziende di Telecomunicazioni, è quello di destrutturare il contratto nazionale ed i diritti acquisiti in 20 anni di lotte dai lavoratori. Le grandi crisi aziendali come quella di Telecom, con la disdetta del contratto integrativo con perdite economiche ingenti verso gli stipendi dei lavoratori, la disfatta del settore appalti attraverso l’impiego di politiche del massimo ribasso sia economico che di diritto (vedi le vertenze Almaviva e Qè) ci sta riportando indietro di decine di anni dove cottimo diverterà una unità di misura per erogare stipendi all’interno di uno dei settore maggiormente investiti da innovazione e sviluppo”.
“La totale assenza di leggi e regole a supporto, non delle imprese ma dei lavoratori, – dicono i sindacati – sta creando una deriva sociale di enormi dimensioni, basti pensare ai 180.000 addetti che giornalmente tentano di garantire servizi ai cittadini italiani”.
“In questo rinnovo – concludono – il sindacato confederale punta invece alle garanzie minime per tutti i lavoratori senza discriminazione alcuna – tenendo conto dei circa 20.000 precari nel settore,- punta a normalizzare attraverso strumenti reali e fattibili le gare al massimo ribasso e le delocalizzazione e sopratutto ad un recupero salariale per tutte le lavoratrici e lavoratori. I massimi committenti del settore come Telecom, Vodafone, Wind/3 e Fastweb se ne facciano una ragione: o rientrano nelle logiche sociali oppure si assumano le responsabilità della distruzione del settore, un danno non solo per i lavoratori ma soprattutto per i cittadini”.