“Siamo stanchi: non si può curare il tumore devastante dell’agricoltura siciliana con una semplice aspirina”. Sono parole nette e inequivocabili quelle di Maurizio Ciaculli, l’imprenditore che ha portato a processo la grande distribuzione per una presunte frode alimentare, e che rappresenta il volto dei diversi movimenti che da settimane protestano a Vittoria in Piazza Gramsci all’interno di una serra.
Sono proprio le serre il simbolo dell’agricoltura della Sicilia orientale che in passato ha portato benessere e prosperità. Vittoria era la capitale della fascia trasformata e il suo mercato alla produzione è uno dei più grandi d’Europa. Ma la crisi galoppante, l’avvento della grande distribuzione, l’aumento dei costi di produzione, la concorrenza di altri paesi esteri hanno portato a un complessivo peggioramento delle condizioni economiche dell’intera zona con centinaia di famiglie in fortissima difficoltà.
Già nel 2013 i movimenti Altragricoltura, Riscatto e No Aste aveva organizzato una protesta come quella attuale chiedendo impegni precisi alla politica regionale e nazionale. Dopo qualche anno poco pare mutato e così è nata la serra di Piazza Gramsci definita, dallo stesso Maurizio Ciaculli, un “luogo importante per raccontare le cause della crisi e chiedere impegni alla politica”.
“Abbiamo incontrato – prosegue Ciaculli – i sindaci della fascia trasformata e diversi deputati regionali, tra cui gli onorevoli Assenza, Ferreri e Digiacomo, e abbiamo chiesto di portare le nostre istanze a Roma per organizzare una conferenza Stato – Regioni. La protesta sta crescendo e si sta espandendo anche in altre zone e nelle Regioni del Sud Italia con l’apertura di nuove serre e presidi di protesta”.
I movimenti incontreranno domani il prefetto di Ragusa e all’ordine del giorno c’è il tema della sicurezza. In tempi duri come quelli attuali sono svariati i furti di prodotto e di piantine e gli agricoltori sono spesso costretti a restare svegli tutta la notte pur di preservare il proprio lavoro.
“Domani in prefettura chiederemo – spiega ancora Ciaculli – maggiori controlli sul territorio. Purtroppo in questo periodo c’è meno offerta di prodotto e i furti sono frequenti così in tanti passano la vita all’interno delle serre: la mattina e il pomeriggio a lavorare e la notte per difendere il ben fatto. Mentre c’è chi è costretto a pagare una guardiania ai soliti pur di star sereno”.
Sono tante le donne che stanno partecipando attivamente alla protesta chiedendo a tutta la politica, locale e nazionale, di ottenere tutele per il settore.
“Ci sono le mogli dei produttori – sottolinea l’esponente dei movimenti – che mentre i mariti lavorano sono qui con noi. Sono persone stanche e simboleggiano la rabbia di una città che non riesce a rialzarsi. Chiedono e chiediamo una moratoria e una maggiore rappresentanza del mondo agricolo”.
Secondo gli ultimi dati a Vittoria vi sono circa 1600 aste giudiziarie che coinvolgono case e aziende agricole, 700 sfratti esecutivi e 150 famiglie che puntualmente si rivolgono alla Chiesa per i beni di prima necessità.
Parte attiva della mobilitazione sono stati dieci sindaci della fascia trasformata che su richiesta del primo cittadino di Vittoria hanno prima firmato un documento congiunto e poi si sono recati in Piazza Gramsci.
Gli esponenti dei Comuni di Caltagirone, Niscemi, Acate, Santa Croce Camerina, Comiso, Pachino, Licata, Gela e Ispica hanno chiesto una moratoria, lo stato di calamità naturale a seguito delle gelate, una ricerca più incisiva per contrastare la virosi e una conferenza Stato – Regioni.
“Il tempo delle parole – conclude Ciaculli – è finito. Vogliamo i fatti: mentre si trovano 20 miliardi per salvare le banche qui l’agricoltura muore e la crisi sociale aumenta. Non ce ne andremo finché non avremo risposte”.