Mentre la cronaca politica italiana è dominata dalle vicende relative all’Italicum e al caso Raggi, superato il vaglio delle varie commissioni, il 24 gennaio la Camera ha approvato all’unanimità il D.D.L. C. 1178 presentato l’11 giugno 2013 dall’on. Maria Iacono, avente per oggetto “Disposizioni per l’istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico”.
Si tratta di una svolta importante per un settore strategico nel panorama dell’offerta turistica italiana, finora privo di una normativa dedicata, nonostante il moltiplicarsi delle iniziative, su tutte i sempre più frequenti treni effettuati con rotabili storici; per comprenderne la portata, è sufficiente volgere lo sguardo oltreconfine per apprezzare i riscontri più che positivi registrati dalla valorizzazione del patrimonio ferroviario in altri Paesi dove peraltro si guarda già all’Italia quale meta turistica di riferimento: un felice connubio per chi ama la ferrovia e il nostro territorio.
Il segno tangibile di una sensibilità nuova – già emersa nel 2013 con l’istituzione della Fondazione FS, punto di riferimento imprescindibile per tutte le associazioni di ferrovieri ed appassionati del settore – fondamentale anche ai fini della tutela, poiché neppure il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42 del 22 gennaio 2004 e successive modifiche) menziona espressamente i beni ferroviari, diversamente da quanto faccia ad esempio con le navi e i galleggianti, il che è penalizzante anche in ragione delle libere, ideologiche e talora persino fantasiose interpretazioni di cui lo stesso Codice è oggetto.
L’idea ispiratrice del D.D.L. Iacono è quella di recuperare e valorizzare le linee ferroviarie italiane in cui il servizio commerciale è ormai sospeso o comunque non regolare, attraverso l’effettuazione di treni storici o altre forme di “trasporto lento” e “mobilità dolce” come i vélorail (quadricicli su rotaia, molto di moda in Francia), che per loro stessa natura consentono una fruizione diversa e più coinvolgente del paesaggio di cui la linea ferrata è parte integrante, con riguardo per le aree di particolare pregio culturale, naturalistico e turistico (all’iniziale riferimento all’archeologia si è preferita una visione di respiro più ampio). Contestualmente, si propone anche la tutela dei beni architettonici e dei mezzi ferroviari.
Nel delineare i principi di individuazione delle tratte ferroviarie ad uso turistico, ne vengono classificate ex ante diciotto (inizialmente erano solo sette), di cui quattro siciliane: Alcantara-Randazzo, Castelvetrano-Porto Palo di Menfi, Agrigento Bassa-Porto Empedocle e Noto-Pachino.
Dunque, la ferrovia quale attrattore e, nel contempo, vettore turistico. Ovviamente, è solo un primo passo, adesso il D.D.L. passerà al Senato (S. 2670) per la prevedibile conferma, ma è lecito ed auspicabile attendersi ulteriori sviluppi che riguardino sia le ferrovie ancora pienamente attive e che presentano pure una notevole valenza turistica (nella sola Sicilia Orientale, si pensi alla Circumetnea o alle linee percorse dal Treno del Barocco), sia quelle oramai smantellate, per le quali l’ipotesi di una riattivazione è molto improbabile, ma che potrebbero trovare una nuova vita come greenway, emblema della mobilità dolce a stretto contatto con la natura (esemplare il caso del sedime della Siracusa-Bivio Giarratana-Ragusa/Vizzini, la vecchia ferrovia a scartamento ridotto che, tra gli altri, attraversa il sito archeologico e naturalistico di Pantalica, di cui è l’unica via di accesso).