“Oh Dio mio”, di Anat Gov, al Brancati di Catania, regia di Ezio Donato, con Pippo Pattavina, Debora Bernardi e Giovanna Mangiù.
Che cos’è un teatro se non uno studio “ante litteram” di psicanalista dove, nel tempo, con i suoi più grandi drammaturghi, l’umanità racconta e si libera delle sue ansie più profonde, delle sue angosce, delle perplessità che non la fanno vivere serena e felice?
Non c’è da meravigliarsi, dunque, se Anat Gov, nel suo “Oh Dio mio!”, fa presentare, in scena, a teatro, un signore di una certa età, vestito alla Humphrey Bogart, che si dichiara Dio, nello studio di Ella, psicanalista ebrea, con un figlio autistico dal quale spera di sentir pronunciare almeno la parola mamma.
Il signor D. si presenta come artista e nel corso della seduta psicanalitica darà prova del suo estro, per esempio come cantante e pianista nell’interpretare la colonna sonora di Casablanca.
Man mano il confronto fra i due diventa serrato, con uno scambio di ruoli: a turno ciascuno psicanalizza l’altra. E vengono fuori tutte le domande e le risposte che portano univocamente ad una sola questione: l’amore.
Dio non si sente più amato dagli uomini: si sente solo, senza la sua amicizia. Ella, grazie all’amore per il figlio autistico, non ha messo fine alla propria vita fatta di delusioni. Per amore sono andati avanti. Tra momenti di accesa discussione, alla fine il confronto sortisce l’effetto liberatorio.
Il signor D. se ne va rinfrancato ed anche Ella si sente più sollevata. Il saluto finale fra i due (con grande eleganza e profondità) avviene con il tocco della punta degli indici (come nella cappella Sistina). Non solo, appena uscito dalla stanza, il tuono e la pioggia invocata all’inizio da Ella, fanno capire che Dio finalmente l’ha ascoltata. E subito dopo Lior, il figlio autistico, per la prima volta, pronuncia la parola mamma.
Scroscianti applausi per Pippo Pattavina e Debora Bernardi ed anche per la giovane Giovanna Mangiù. Pattavina, nel ruolo di Dio, ha la possibilità di mostrare tutto il suo repertorio, drammatico, comico, di cantante, con grande eleganza e presenza scenica. Debora Bernardi ha raggiunto ormai livelli di eccellenza, anche lei con padronanza dei tempi e delle espressività, passa dal drammatico alla battuta ironica. E la giovane Giovanna Mangiù contribuisce in pieno con la sua muta interpretazione a questa atmosfera.
Pippo Pattavina e Debora Bernardi, grazie alla regia di Ezio Donato, che ha saputo condurre un tema così profondo con efficiente leggerezza, sicuramente con eleganza, regalano momenti di alta recitazione quando si tuffano nel profondo dell’anima, di Dio e dell’Uomo, per trovare e suonare l’infinita nota comune, quella dell’amore.