Al Teatro Franco Zappalà, di via Autonomia Siciliana 123/a, Palermo debutta il 26 gennaio alle 21,30, San Giovanni Decollato commedia brillante di Nino Martoglio.
Come da tradizione, anche per questa stagione teatrale, la direzione artistica della storica famiglia d’arte, ripropone la divertente commedia di uno dei più straordinari e innovatori autori vissuti tra la fine del XIX secolo e la prima parte del XX. L’artista, poliedrico ed originale, infatti durante l‟arco della sua vita riuscì a rinnovare il mondo del Teatro di allora, trasformandolo in “Teatro Moderno”.
E’ un universo, quello martogliano, ricco di archetipi collettivi, un microcosmo dove tutto viene descritto per svelare gli aspetti più veri della Sicilia. Il linguaggio dei suoi testi riproduce il tono dialettale siciliano che è schietto, sincero e plebeo infatti quando prova ad adottare espressioni colte, provoca inevitabilmente esilaranti deformazioni grottesche in scena.
San Giovanni Decollato, fu rappresentato per la prima volta a Piacenza il 12 gennaio 1908. Qualche giorno dopo, “il Resto del Carlino” di Bologna scriveva: “La nuova commedia del Martoglio si stacca totalmente dal genere che abbiamo sin qui veduto nel teatro siciliano. Non più scene selvagge, gelosie feroci, con colpi finali di coltello e di fucile, ma un bel complesso di tipi e di figure allegre, che allegramente sanno divertire. La cosa parrebbe un pò eccezionale, per non dire difficile, nel teatro siciliano, date le tradizioni; ma anche in Sicilia si ride, e gli scrittori di commedie non devono lasciare da parte una fonte di vita necessaria al teatro”.
La storia si dipana tra piccole malefatte e sventatezze nella quale si sviluppa la storia del calzolaio Austino, Nino Zappalà, devoto a san Giovanni Battista decollato. Austino desidererebbe imporre la sua figura di capofamiglia ma viene sopraffatto da Gna Lona, Maria Zappalà, moglie goffa, volgare, linguacciuta e in perenne lotta col marito. A completare il quadro della famiglia la figlia Serafina, Chiara Torricelli. Il calzolaio in cortile tiene un lumino ad olio davanti l’immagine del Santo a cui è devoto, ma ogni notte gli viene rubato provocando le sue ire, tant’è che verrà processato per disturbo alla quiete pubblica e poi prosciolto per semi-infermità mentale. Nel frattempo, è assillato dal poco raccomandabile guappo Don Pranzitu “u bandista”, Paolo Tutone, che vuole far sposare la figlia di Mastro Austino al lampionaio Orazio Funcidda, Francesco D’Amore. Serafina però fugge con Ciccino, Salvo Lupo, lo studente del quale è innamorata a casa dei nonni di lui, Massaro Caloriu e Massara Pruvvidenza, Paolo La Bruna e Teresa Zappalà per convolare a giuste nozze dove Austino la raggiungerà fingendosi professore per compiacere i futuri consuoceri. Nel bel mezzo del matrimonio, di cui sarà celebrante il sindaco, Roberto Spicuzza, arriva però Don Peppino con il lampionaio. E’ giunta l‟ora per Austino di affrontarlo, farlo fuggire e a trasformare tutto nella tanto attesa festa. In scena a colorare la vicenda, le donne del vicinato, Grazia Zappalà, Silvana Di Salvo, Antonella Mucè e Virginia Gurrera.
La commedia corre a ritmi sostenuti, tra il farsesco di tradizione e il surreale soprattutto quando Mastro Austino parla al Santo; il calzolaio tratta l’immagine come se fosse una persona in carne ed ossa: gli parla, lo rimprovera quando gli sembra necessario, poi fa la pace e s’indigna per il miracolo tanto atteso che tarda. Gli chiede e lo sollecita di fare cadere la lingua alla moglie che mal sopporta fin quando il ciabattino avrà modo di ringraziare il Santo con il calore e il rispetto che gli è dovuto.
Questa edizione, rappresentata a cento anni dalla prima trasposizione cinematografica, sarà resa, in alcuni momenti della commedia, più vivace e moderna dalle musiche del giovane Simone Piraino già applauditissimo per gli arrangiamenti e le musiche originali dello spettacolo, recentemente andato in scena, Sicilian Carousel.
Per citare Pirandello: “la composizione poetica di Nino Martoglio è per la Sicilia quello ch’è il Di Giacomo e il Russo per Napoli, il Pascarella e il Trilussa per Roma, il Fucini per la Toscana, il Selvatico e il Barbarani per il Veneto. Sono tutte voci legate e intrigate con le cose della terra nativa, il sapore, il colore, l’aria, l’alito, l’odore con cui vivono veramente e s’illuminano e respirano e palpitano lì soltanto e non altrove”.
I costumi sono di Domenica Alaimo, le scenografie di Giovanni Vallone, tecnico audio è Carlo Gargano, tecnico luci Michele Cardella. Regia di Franco Zappalà
La prima dello spettacolo andrà in scena giovedì 26 gennaio alle ore 21,30 e vedrà tre repliche: venerdì 27 febbraio alle ore 17,30, sabato 28 gennaio alle ore 17,30, domenica 29 gennaio alle ore 18,00.