C’è riuscito il regista Andrea Cigni, come uno dei piloti di gommoni degli extracomunitari che vengono dalla Libia, a far annegare La straniera di Vincenzo Bellini nella piscinetta creata sul palco dello splendido teatro Massimo Bellini di Catania. E’ un paradosso ed un oltraggio che Cigni abbia fatto questo al Cigno genio catanese.
Per capirci: al termine della rappresentazione, il soprano Francesca Tiburzi si è presentata con un accappatoio coloratissimo addosso per asciugarsi dall’abbondante acqua che aveva assorbito nel corso dello spettacolo. Ma a mollo sono finiti tutti i protagonisti che a turno, con i loro stivali, calciavano, non si sa se per esigenze registiche o perché veramente incavolati per dover recitare in quelle condizioni, nell’acqua della ridicola riproduzione realistica del lago di Montolino circondato da canne.
Diviso il pubblico. Certamente applausi e gradimento per la musica bellissima di Bellini ed anche per l’esecuzione dei cantanti, dell’orchestra e del coro. Incavolati i melomani ed anche parte del pubblico con il regista: “Non si possono far cantare soprano, tenore, mezzosoprano, baritono e basso con i piedi a mollo per quasi tre ore. Questo è protagonismo registico, assolutamente inappropriato”.
Del resto il pubblico, prima dell’apertura del sipario era stato avvisato di alcuni chiamiamoli cambiamenti: l’annunciata protagonista, Daniela Schillaci, indisposta per una bronchite, sostituita nel ruolo di Alaide da Francesca Tiburzi; così il mezzosoprano Sonia Fortunato ha cantato dalla buca, in mezzo all’orchestra, la parte di Isoletta, al posto di Patrizia Patelmo e Gabriella Colecchia, mentre in scena al posto suo si muoveva una controfigura, Nicol Oddo, studentessa universitaria in lettere moderne, stagista che aveva seguito tutte le prove ed è stata, quindi, in condizione di effettuare tutti i movimenti scenici di Isoletta.
La messa in scena ha così fatto passare in secondo piano il lavoro di Marco Uvietta che ha curato un’edizione critica in prima esecuzione mondiale che aveva richiamato in sala molto pubblico straniero, giapponesi, tedeschi. Un’opera , La straniera, come sottolineava lo studioso Domenico De Meo, che per la sua particolare genialità è stata a lungo studiata da Wagner, per le grandi novità che facevano superare l’epoca di Rossini ed iniziare il cammino verso il Romanticismo. E questo spiega il grandissimo successo al suo debutto a Milano il 14 febbraio 1829.
Ed ha anche in parte pregiudicato l’investimento che su “La straniera” avevano fatto il soprintendente Grossi e il direttore artistico Nicolosi per rilanciare a livello internazionale il massimo teatro catanese con il Bellini Festival
E tuttavia, onore agli interpreti: più volte applaudita Francesca Tiburzi e così pure Sonia Fortunato, presentatasi in vestito nero ,al termine dello spettacolo ( dopo aver cantato dalla buca, lo ripetiamo) a fianco della controfigura in bianco. Ma apprezzamento anche per Emanuele D’Aguanno (Arturo), Enrico Marrucci (Valdeburgo), Riccardo Palazzo (Osburgo), Alessandro Vargetto (Montolino) e Maurizio Muscolino (Priore).