In che anno e dove avvenne la prima proiezione cinematografica a Catania? E chi furono i primi esercenti-ambulanti di quella che Nino Martoglio definisce dalle colonne del suo periodico la “strabiliante meraviglia”?
Quando nasce l’esercizio stabile (sale, arene) e prende il via un’ancora primitiva stampa “specializzata”? Quali sono i primi film d’ambiente catanese e chi sono i primi soggettisti e sceneggiatori?
Chi era Gioacchino Vitale De Stefano, che 1908 tenta di fondare nel capoluogo etneo una “fabbrica di negativi cinematografici”?
E Alfredo Alonzo, il “re dello zolfo”, perché e quando crea a Cibali (un quartiere della città) la più importante casa di produzione cinematografica isolana, l’ “Etna Film”, clamorosamente fallita in meno di tre anni? Quali e quanti film girano l’ “Etna Film” e le altre case sorte negli stessi anni “Katana Film”, “Sicula Film” e “Jonio Film”? Chi sono i registi e gli attori?
C’è davvero di tutto in quest’appassionato e accattivante lavoro di Franco La Magna, storico del cinema e critico cinematografico catanese, dal titolo misterioso (chiarito da un inquivocabile sottotitolo) “La sfinge dello Jonio. Catania nel cinema muto (1896-1930)”, Algra Edizioni di Viagrande (Catania) 2016, pp. 356, € 25,00 corredato da un prezioso e raro apparato iconografico, che svela con dovizia d’informazioni tutti i “misteri” dell’avventurosa storia del cinema muto a Catania, seguendone i protagonisti anche al di fuori dei confini isolani, per fornire al lettore per la prima volta – come scrive nella prefazione Aldo Bernardini (il maggiore studioso del cinema muto italiano) – un quadro “nuovo e ricco di scoperte illuminanti…frutto della ricerca su fonti d’epoca finora poco esplorate”, seguendo una metodologia “che a differenza di contributi similari…presenta caratteristiche di originalità non usuali”.
Un’esaltante, irripetuta, stagione nota come la “Hollywood sul Simeto”, ricca di attori, film, registi, tecnici, maestranze, contenziosi giuridici, location…, accompagna il lettore in quest’avventurosa e avvincente storia, pochissimo nota anche agli stessi catanesi.
“Spigolature, suggestioni, ricordi, che promanano dalla lettura di questo libro di Franco La Magna, certosinamente proteso, con apprezzabilissima consapevolezza, alla ricostruzione documentaria e insieme narrativa, di un tempo che fu, quello del cinema muto nella seconda città siciliana, che resta un glorioso e nostalgico ‘mondo di ieri”. “La ricerca condotta da La Magna, attraverso anni di paziente scavo documentario – scrive in una nota introduttiva Fernando Gioviale – nasce da un’antica passione, insieme, per l’arte del cinema e per la propria città senza di che intraprese simili non potrebbero neppure avviarsi…” E tanto più la ricerca appare preziosa “perché si lavora sull’assenza radicale dell’oggetto di studio, i film in questione, che fa del ricercatore un archeologo senza reperti, un filologo senza testi, uno storico senza contesti”.
Tutti i film trattati, infatti (a meno di qualche spezzone e solo qualche miracoloso ritrovamento) sono andati perduti e l’unica fonte di riferimento resta il cartaceo, sul quale appunto la certosina ricerca di La Magna in massima parte si fonda, riportando alla luce avvenimenti, personaggi e film del tutto cancellati dalla memoria collettiva.