“Cowards”, vigliacchi: così il procuratore della repubblica Carmelo Zuccaro ha definito i componenti della banda che è stata assicurata alla giustizia, nel corso della conferenza stampa assieme al sostituto procuratore Alessandro Sorrentino ed al capo della squadra mobile Antonio Salvago.
Pugni sul viso ad una donna anziana con rottura della protesi, busta di plastica in testa ad un anziano, coltelli puntati alla gola, ma anche pistola puntata contro un gioielliere. E poi polsi legati con il nastro adesivo. C’era un articolato comportamento criminale, violento, contro persone non in grado di difendersi.
Dieci le persone arrestate, tre ai domiciliari, nella “Operazione Cowards”. Un’altra si trova all’estero. Rapine e furti, la specialità della banda, anche con l’uso della cosiddetta “chiave bulgara”, utilizzata per aprire le porte delle abitazioni.
A tradire la banda uno scooter, utilizzato nella zona di via S. Euplio, con il quale due di loro, con il volto scoperto, nel pomeriggio del 26 ottobre 1915, dopo aver effettuato una rapina in una gioielleria di via Etnea, proseguivano la fuga. Gli investigatori, dalla targa del mezzo, un Aprilia Leonardo, risultato rubato, e ripreso da telecamere di sorveglianza della zona, sono risaliti agli autori.
Con un’attività di intercettazione sono riusciti a localizzare l’abitazione di Giuseppe Nicolosi che veniva utilizzata come quartiere generale per programmare le rapine ed i furti. Gli uomini della sezione reati contro il patrimonio e della squadra antirapine, hanno così acquisito elementi per identificare tutti i componenti dell’organizzazione criminale. A capo della banda, oltre a Giuseppe Nicolosi, anche Danilo Di Mauro e Giuseppe Zappalà. Gli ultimi due autori proprio degli episodi di maggiore violenza personale contro le vittime.
Una delle rapine è stata resa possibile, il 19 febbraio 2016, perché il padre di Zappalà, con la sua attività di muratore, aveva avuto la possibilità di conoscere due delle future vittime anziane, fratello e sorella, e di duplicare le chiavi della loro abitazione. Anche in questo caso: un pugno al volto e immobilizzazione con il nastro isolante.
Le modalità della seconda rapina, nella zona di Picanello-Ognina, hanno dato modo al capo della squadra mobile Salvago di dare un consiglio: in casi simili fate attenzione a non uscire di casa. I rapinatori, infatti, hanno prima staccato la luce dai contatori all’esterno. Non appena la donna ha aperto la porta per consentire al marito di andare a riparare il guasto, ecco che i criminali sono entrati in azione: pugno al volto della donna, con rottura della protesi dentaria, e coltello puntato alla gola dell’uomo per farsi consegnare il denaro e gli oggetti preziosi.
Altri elementi sono stati raccolti per un furto a Viagrande. A Catenanuova, invece, è stata sventata una rapina in una lussuosa villa.. Fondamentale per questo reato sarebbe stato stato il ruolo di una donna di Catenanuova ma impiegata a Catania, che avrebbe fornito le indicazioni dell’abitazione da depredare. In questa occasione sono intervenuti gli agenti della squadra mobile che ha fermato Giuseppe Zappalà e Danilo Di Mauro. I due erano a bordo di un’auto rubata: a bordo numerosi attrezzi atti allo scasso e fascette elettriche per immobilizzare le vittime.
Altri due componenti dell’organizzazione Placido Privitera e Rosario Spampinato, venivano, invece, arrestati in flagranza di reato, a Catania, dopo aver rapinato un rappresentante di gioielli.
Sette degli arrestati, su totale di 10, Alessandro Bagli, Danilo Di Mauro, Giuseppe Nicolosi, Placido Privitera, Salvatore Sgroi, Rosario Spampinato, Giuseppe Zappalà, sono stati associati al carcere di piazza Lanza.
Arresti domiciliari, invece , per Ettore Roberto Virgata, Angelo Zinna e Graziella Rapisarda. Un undicesimo è latitante.