“Ccu ’i nguanti gialli”, sapiente traduzione in siciliano di “Tutto per bene” di Luigi Pirandello, debutterà giovedì 5 gennaio alle 21.00 al Teatro Brancati di Catania per la regia di Turi Giordano. Lo spettacolo andrà in scena con repliche fino al 22 gennaio.
Sul palco di via Sabotino: Miko Magistro, Margherita Mignemi, Riccardo Maria Tarci, Evelyn Famà, Maria Rita Sgarlato e con Antonio Castro, Claudio Musumeci, Luigi Nicotra, Gianni Sineri, Giovanni Strano. Scene Susanna Messina, costumi Sorelle Rinaldi.
“Nel 1906 Luigi Pirandello scrive una novella intitolata “Tutto per bene” in cui una moglie infedele, con la complicità dell’amante, riduce il marito, ignaro e innamorato, al ruolo odioso di subalterno, amico e protetto di costui. Il rapporto fra i due uomini sembra farsi più stretto e cordiale, mentre l’antico amante prende ad assolvere, in modo fin troppo largo e generoso, il ruolo paterno nei confronti della piccina, che crede sua. Si arriva al giorno delle nozze della ragazza attraverso un crescendo di atteggiamenti sprezzanti e autoritari che comprimono il padre, a torto denigrato, in un deserto di dolorosa emarginazione”.
Da questa novella l’autore ne trae un dramma che andrà in scena il 2 marzo 1920 per l’ interpretazione di Ruggero Ruggeri, un anno dopo l’agrigentino lo rielabora e traduce il testo in dialetto siciliano, cambiando il anche il titolo da “Tutto per bene” a “Ccu ‘ i guanti gialli”, e lo consegna ad Angelo Musco che lo rappresenterà il 9 settembre 1921.
Con questo testo l’autore codifica una volta per tutte la cifra del suo teatro maggiore, la rappresentazione d’un dramma, quand’esso è già da gran tempo”: Pirandello procede a fatti avvenuti e ciò gli consente di scovare gli indizi della realtà nascosti fino in fondo nella rappresentazione di essa, la “radice del vero” nel “giallo” paradossale che gli uomini, maschere, mettono in scena, illudendosi di vivere.
Ed illusoria è la realtà di Don Masinu Teri, il protagonista della pièce in quanto scopre, sulla sua pelle, tutta la drammatica leggerezza con cui le tragedie irrompono nel quotidiano: dopo aver passato l’esistenza a coltivare con esasperante cocciutaggine la memoria della moglie defunta, aggrappato all’amore per quello che egli crede il frutto della loro unione – la figlia Parma -, scopre proprio da quest’ultima d’essere stato tradito con quello che ha sempre ritenuto un amico e, per giunta, di non esserle padre; una “commedia” dunque perpetrata a suo danno e che lui, senza saperlo, è stato coinvolto a recitare assieme agli altri.
Ma una volta capito il “meccanismo”, Don Masinu Teri, presa coscienza degli avvenimenti, si tramuta in un personaggio ambiguo, incapace di riappropriarsi della propria vita così come delle proprie maschere, costretto a una esistenza ormai sospesa, di uomo senza passato, senza presente né futuro: “Tutti ccu versu e ccu manera…Ccu ‘i guanti gialli…ccu ‘i guanti gialli”.