Peppe Barra con “La cantata dei pastori” ha proposto al teatro massimo Bellini di Catania una tradizione napoletana del Natale. Il viaggio di Maria e Giuseppe verso Bethlem, l’opposizione dell’angelo del male Belfegor e la difesa dell’arcangelo Gabriele, la nascita di Cristo Gesù in una grotta, l’adorazione degli umili pastori, si arricchiscono di figure popolari in continua lotta per soddisfare la fame.
Questo, in estrema sintesi, il canovaccio che ha visto, nel tempo, aggiungere personaggi, introdurre la musica ed anche i balletti. Ecco perché lo spettacolo si snoda con una serie di quadri che rimandano come tenue filo conduttore al viaggio della sacra famiglia, ma che hanno come protagonisti proprio i popolani napoletani con il loro travaglio rappresentato con toni comici e grotteschi.
La proposta di Peppe Barra, in questo contesto creativo che continuamente si arricchisce, dà ampio spazio al canto nel quale si cimenta lui stesso alternando gli spazi recitativi a quelli “lirici”.
Sarà per il periodo in cui è stato proposto, la storia e lo spettacolo, hanno avuto presa sul pubblico presente che ha reagito in modo contrastante: chi ha apprezzato la novità e chi invece avrebbe preferito il rispetto dell’opera in calendario sostituita. Ed in questo ha avuto il suo peso anche l’uso stretto del dialetto napoletano che a volte impediva la comprensione dei dialoghi.
Peppe Barra (lo scrivano Razzullo) e Salvatore Misticone (il pazzo barbiere omicida Sarchiapone) sono i due popolani che in conflitto ed in accordo camminano assieme, contrastano comicamente e cantano, spesso ammiccando al pubblico e dialogando anche con l’orchestra. Ricordano i due vecchi esempi di avanspettacolo, ormai desueti e perciò cari alla memoria di chi ha avuto l’opportunità di assistervi.
Si capisce, quindi, perché hanno rilievo i personaggi del demonio (Giacinto Palmarini) assolutamente credibile e terribile e di Gabriello (Maria Letizia Gorga), angelo ed anche bravissima zingara che prevede il futuro a Maria, assistente-badante della coppia.
Da sottolineare anche le prestazioni di Patrizio Trampetti (Cidonio e diavolo oste), Fabio Fiorillo (Ruscello), Francesco Viglietti (Armenzio) e del giovane Giuseppe De Rosa (Benino), attori e cantanti. Sullo sfondo, come da copione, Chiara Di Girolamo (Maria) e Andrea Carotenuto (Giuseppe).
Le musiche, a volte colte e talora popolari, di Carmelo Columbro (che ha diretto l’orchestra del Bellini), Lino Cannavacciuolo e Roberto de Simone, sono state l’altro filo conduttore della rappresentazione.