“Facendo riferimento alla vostra nota, pervenuta a mezzo pec, di pari oggetto, Vi comunichiamo che la nostra azienda, alla data del 31 dicembre 2014, non risultava aderire né all’associazione di rappresentanza CONFCOMMERCIO né ad altre associazioni di rappresentanza“. Chi scrive è Giovanni Giacalone, presidente di Catania MULTISERVIZI spa.
Eppure la Catania MULTISERVIZI spa risultava a pagina 6, numeri 203, 204, 205, dell’allegato B, dell’elenco delle imprese associate, presentato proprio da CONFCOMMERCIO. Ed aveva ben tre indirizzi: via Acquicella, SDL Giulio 15, pzale Asia S.N..
E’ la conferma, almeno in questo caso, di quanto denunciato nell’incontro con la stampa nella sede di Legacoop ed in quello pubblico dell’hotel Nettuno, dai rappresentanti delle associazioni: A.G.C.I., ASSOIMPRESE, CLAAI, CNA, CONFARTIGIANATO, CONFCOOPERATIVE,
CONFESERCENTI, CONFIMPRESEITALIA, CONFINDUSTRIA, LEGACOOP, SICILIAIMPRESE, UN.I.COOP.
“Sono state prodotte – avevano affermato in una nota i rappresententi delle associazioni – oltre 150 dichiarazioni di disconoscimento da imprese che si sono ritrovate iscritte ad una associazione senza saperlo. In alcuni casi si è trattato di dirigenti di primo livello di alcune delle associazioni concorrenti. Questo dato numerico di oltre 150 imprese è enorme perché tali imprese sono state individuate tramite la consultazioni di elenchi molto parziali e solo sulla base della conoscenza diretta delle imprese. Quindi statisticamente il dato è enorme”.
Questo della Catania Multiservizi spa è un caso eclatante in quanto la società è una partecipata di un ente pubblico, il comune di Catania. E su questa dichiarazione l’amministrazione comunale presieduta da Enzo Bianco, in conformità e coerenza con le ripetute affermazioni di aderenza alle regole ed alla legalità, dovrebbe prendere posizione pubblica per dissociarsi da tale operazione.
Di queste “anomalie” nel contesto della costituenda CamCom del SudEst sono stati informati sia il governo regionale regionale, ed in particolare l’assessora Mariella Lo Bello, sia l’autorità giudiziaria. La Lo Bello ha prima incaricato l’ex procuratore della repubblica Di Natale di soprintendere al controllo delle dichiarazioni rese dalle associazioni: il magistrato, però, ha declinato l’invito. I successivi tentativi, invece, non hanno sortito alcun effetto in quanto l’assessore , alla sollecitazione – dichiarano sempre nella nota le associazioni – quale risposta ha dato?
“Quella di revocare il Collegio di Garanzia, istituito con Decreto Assessoriale n. 2360 del 04 agosto 2016, per la supervisione delle procedure alla luce delle gravi anomalie denunciate. Alle quali si sono aggiunte appunto queste ultime e sembra che altre se ne stiano man mano aggiungendo. Quindi la posizione dell’Assessore sarebbe: se aumentano i falsi rinunziamo ai controlli!
Ma la parte più sconcertante della notizia sta forse nella motivazione della revoca, laddove ci si preoccupa che possa configurarsi un atto omissivo per il presunto obbligo dell’Amministrazione “di attuazione e definizione delle procedure relative all’accorpamento” delle Camere”.
Ma del caso, ormai, si sta occupando la magistratura catanese alla quale le associazioni si sono rivolte per verificare i comportamenti dei protagonisti ma anche le omissioni o gli interventi dell’amministrazione regionale che hanno impedito, finora, la regolare costituzione della CamCom del Sud Est che accorpa le camere di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa.