“Quasi non ti riconoscevo”: ed in effetti un cestino per la spazzatura ricoperto da una poesia è davvero impensabile a Catania. La sorpresa, se così si può definire, in piazza Cavour, o piazza Borgo, come la chiamano i catanesi.
I cestini che attorniano la fontana con la statua di Cerere, antistante la chiesa di S. Agata al borgo, stamani sono apparsi ricoperti di poesie. I volantini attaccati alla parete esterna avevano anche una firma: movimento emancipazione poesia.
La curiosità è stata ripagata dalla lettura dei versi:
Quasi non ti riconoscevo,\ ascoltami:\ vorrei che stonassi\ le mie note\ che collidessi con me\ e portassi via con te\ lei\ e tutta questa bellezza.
E poco più in là, su un altro cestino, Elena:
Più mi assilli \ più mi sento cader fuori\ dall’usuale inferno\che infermo vivo, e muoio\ e mille e più volte\ per te son già morto.\ Torna a palpitare,\ con un senso che talmente\ inconsueto risulta,\ che anche il Mare\ arde, dal bieco vento solare.
E la relazione poetica ed amorosa prosegue fra panchine, colombe, foglie morte:
Finirà ch’io e te passeggiando
nel vetro
per mille e più parole capiremo.
Poi,
con null’altro che sabbia,
ancora una volta ci scontreremo
e non ti consolerò: non è mai stata,
né sarà,
una guerra lampo.
Giungeremo prima o poi al nulla:
di centomila
forse un resterà.
Ed ancora, con ispirazione musicale e pittorica:
Non ascoltare\ ma diventa suono.\ Non guardare\, sii visione,\ fonditi col mondo e\ semplicemente\ esisti.
Grazie agli sconosciuti poeti per questo regalo che non chiede una contropartita se non quella di leggere ed apprezzare i loro versi se hanno risvegliato un dolce ricordo, suscitato una tenerezza, se hanno donato una pausa.
Non sappiamo se domani le poesie saranno ancora al loro posto, se qualcuno, invidioso del singolare tazebao, le ha tolte, strappate e gettate dentro lo stesso cestino della N.U.: ognuno vive la propria vita con la civiltà che si ritrova. Noi speriamo di rivederle ancora, magari, diverse, di altri che amano la poesia.