Virus attacca pomodoro: nel ragusano 40% di produzione distrutta

Per contrastare il virus si sta puntando sulla ricerca scientifica ma servirà tempo

pomodoro ciliegino
Pomodoro ciliegino. Foto Wikipedia
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Assume contorni sempre più aggressivi la virosi che sta falcidiando la produzione agricola dell’intera fascia del sud est siciliano. Il virus, particolarmente aggressivo, ha investito le produzioni in diverse province a partire da Messina sino a Siracusa, Ragusa e Agrigento.

A farne le spese sono i produttori che si sono trovati costretti a estirpare quasi metà delle piantine per poi dover impiantare nuovamente addossandosi nuovi e pesanti investimenti economici.

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Particolarmente colpite le coltivazioni dell’oro rosso ossia il pomodoro che rappresenta il motore principale del settore agricolo del sud est.

Vittoria – una delle città che racchiude in termini qualitativi e quantitativi la maggior parte della produzione agricola della zona – ha risentito della celere diffusione del virus tra le colture specie nelle scorse settimane di caldo anomalo.

Come spiega uno degli operatori commerciali del Mercato Ortofrutticolo della città ipparina, uno dei più grandi alla produzione in Europa,

“la virosi ha distrutto circa il 40% delle piantine e oltre il pomodoro ha attaccato anche le zucchine”.

“Pare che le temperature più basse che si stanno registrando in questi giorni – prosegue l’operatore del Mercato – stiano limitando la diffusione del virus. Però i danni sono ingenti allo stato attuale”.

A fine novembre è stato costituito – a seguito di un vertice tecnico tenutosi a Vittoria – un tavolo di confronto a Palermo nella sede dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Sul tappeto le modalità per arginare il virus il cui ceppo era prima sconosciuto ed è stato isolato soltanto nelle scorse settimane.

Dal tavolo palermitano è emersa la volontà di potenziare la ricerca scientifica attraverso una convenzione ad hoc fra la provincia di Ragusa (oggi Libero Consorzio dei Comuni) e l’Università di Palermo, con il professor Salvatore D’Avino, virologo, che insieme ad altri esperti, come lo stesso Di Mauro, hanno già indagato il fenomeno.

Inoltre occorrerà potenziare il centro fitosanitario regionali nelle varie realtà locali per stimolare la prevenzione. Ad esempio nell’area del ragusano vi è soltanto un tecnico per il centro fitosanitario locale. Troppo poco per un territorio così vasto e complesso.

Ulteriori approfondimenti sono in corso sui piani assicurativi e sull’inclusione della virosi tra le calamità assicurabili. Ciò potrebbe costituire una boccata d’ossigeno per il settore ed entro fine mese scadranno i termini per il piano assicurativo agrario del 2017.

Certamente il virus complica non poco il futuro dell’agricoltura siciliana già messa a dura prova da una crisi globale, dalla concorrenza spesso sleale dei paesi esteri e dalle storture della grande distribuzione organizzata.

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