Combattere il disagio sociale con la musica e non penalizzare il talento dei ragazzi meno fortunati: questo il messaggio emerso dal convegno conclusivo dedicato al metodo inventato dal maestro Abreu “La musica per la legalità e l’inclusione sociale”, svoltosi nella Sala Danzuso del Teatro Sangiorgi, nell’ambito della “Festa delle orchestre giovanili italiane”, che ha visto cinquecento tra piccoli musicisti e coristi sul palco del Massimo per un entusiasmante concerto.
Un evento reso possibile dal “Progetto Sistema” nato da un finanziamento comunitario del PAG “Sicurezza per lo sviluppo” – PON “Progetto Sistema”, gestito dal Bellini e diretto da Francesco De Zan. Un finanziamento recuperato in extremis e che ha consentito di portare decine di famiglie di Librino a scoprire per la prima volta la magnificenza del Teatro Bellini, patrimonio della città, orgogliosi che i loro figli suonassero in un ambiente tanto bello.
“Grazie al progetto – ha spiegato Roberto Grossi, nella doppia veste di sovrintendente del Teatro e presidente del cda del Comitato Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili e Infantili Onlus – nei quartieri disagiati di Catania centinaia di bambine e bambini stanno vivendo un’esperienza di prevenzione del disagio e di formazione della personalità, imparando a suonare in orchestra e a cantare in un coro attraverso l’innovativa didattica del “Sistema” inventato quarant’anni fa dal maestro José Antonio Abreu. E che propone l’orchestra come palestra di vita, come prototipo della socialità”.
“Il Bellini – ha ricordato Grossi – è il primo teatro d’Italia a spendere bene le risorse europee come capofila di due progetti Pon per la lotta all’illegalità e a favore dell’inclusione sociale: il Sistema e, assieme al San Carlo di Napoli, un percorso per le professioni che hanno a che vedere con lo spettacolo”.
Non a caso la senatrice Elena Ferrara – prima firmataria del ddl dedicato al maestro Claudio Abbado, fondatore con Grossi del Comitato Sistema – ha parlato della necessità “di pensare a un’Italia vicina ai teatri e all’arte”, di “mettere l’industria creativa al centro del nostro progetto di sviluppo culturale, sociale ed economico”. La senatrice Ferrara ha confermato l’impegno del governo per una normativa innovativa anche nel campo della educazione musicale.
L’unica paura, insomma, è quella che il Progetto Sistema possa non essere più finanziato. Perché, come ha sottolineato Raffaela Milano, responsabile dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – associazione che sta per sottoscrivere un importante accordo con il Sistema delle orchestre giovanili per contrastare, attraverso la musica, la povertà educativa in Italia, ossia “l’incapacità di far fiorire talenti” – “non ci sarebbe nulla di peggio che illudere tutti questi bambini e poi non proseguire sul percorso tracciato”.
Particolarmente emozionante l’intervento di Julian Isaias Rodriguez Diaz, ambasciatore in Italia della Repubblica bolivariana del Venezuela, che ha parlato in termini poetici di quell’autentico miracolo chiamato El Sistema, che nel suo Paese è stato seguito da oltre mezzo milione di bambini dando risultati straordinari. L’Ambasciatore ha spiegato che il metodo Abreu serve per “curare sofferenze emotive e spirituali”. .
Più tecnici, ma ugualmente appassionati, i contributi di Antonella Coppi – docente di Educazione alla vocalità e Fondamenti di Musica dell’Università di Bolzano – , di Maria Rosa De Luca – docente di Storia della Musica dell’Università di Catania e componente del cda del Bellini -, che ha parlato del “mandato intellettuale dei musicologi nella costruzione della cittadinanza europea”, del musicista Paolo Damiani, componente del Comitato nazionale del Miur per l’apprendimento pratico musicale, che ha parlato sul tema “Musica insieme, il cantiere del sentire e del fare” e di Giulia Micheloni – consigliere della fondazione Carispezia e coordinatrice del Tavolo Sociale della provincia spezzina – che ha parlato dell’azione di questa “banca con un cuore”.
E dopo l’intervento di Mattia Veggo, uno dei direttori d’orchestra del concerto con i 500 bambini, che ha cominciato la sua carriera per gioco, a trarre le conclusioni del convegno è stato Grossi, sottolineando la necessità che l’esperienza di questo progetto cresca.
“Il metodo Abreu è come una filosofia di vita, – ha detto – ma servono coraggio, perché gli ostacoli sono tanti, e tenacia perché l’emozione di un momento non è sufficiente, ed occorre soprattutto la condivisione tra soggetti pubblici: comuni, teatri, università, privati come le banche per dare risposte ai tanti bambini ancora esclusi. Dobbiamo avere la forza di diventare i soggetti che creano queste opportunità, rispondendo alla domanda inespressa di innumerevoli bambini”.